Pelè: la carriera di “O Rei”

Edson Arantes do Nascimento, nasce il 23 ottobre 1940 a Três Corações in Brasile. E’ un ex calciatore brasiliano. Lo pseudonimo Pelé gli è stato dato ai tempi della scuola. Il brasiliano viene chiamato anche O Rei (Il Re in italiano) e anche perla nera (in portoghese Pérola Negra).

Gli inizi.

Pelé era figlio dell’ex calciatore Dondinho e di Maria Celeste Arantes. Pelé a 5 anni veniva chiamato Dico dai suoi parenti. Con la famiglia si è trasferito a Bauru, città del Brasile, e per guadagnare qualche soldo andava a pulire scarpe. Quando il padre gli disse di iniziare a giocare a calcio, non poteva permettersi un pallone, visto la povertà della famiglia, quindi o giocava con un calzino, o con degli stacci riempiti carta e legati con un laccio o con un pompelmo. Fu in quel periodo che un suo compagno di scuola gli diede il soprannome Pelé. Il nomignolo gli fu dato per farlo arrabbiare, poiché Pelé pronunciava Pilé il nome del portiere Bilé. La prima squadra dove gioco Pelé fu Bauru, squadra dilettantistica locale, e fu subito notato da Waldemar De Brito, che lo convinse a fare un provino per il Santos.

Nel 1956 Waldemar disse alla dirigenza del Santos che quel ragazzino di 15 anni sarebbe diventato il giocatore più forte del mondo. Pelé giocò nelle giovanili del Santos solo per una stagione prima di approdare in prima squadra. Debuttò con la maglia del Santos il 7 settembre 1956 in amichevole contro Corinthians de Santo André, dove Pelé sostituì Del Vecchio al 36° minuto e segna il goal del definitivo 7-1 per la squadra bianconera. Nel 1957 Pelé venne soprannominato Gasolina, in onore ad un cantante brasiliano. Alla sola età di 16 anni venne messo titolare del Santos e fu capocannoniere del campionato Paulista, e venne convocato in Nazionale. Dopo il campionato mondiale del 1962, dove il Brasile vinse a quei tempi la coppa Rimet, diverse squadre europee offrirono importanti cifre per il talento brasiliano, ma il governo brasiliano dichiarò Pelé “Tesoro nazionale” per evitare qualsiasi trasferimento. Il 22 novembre 1964 nella partita Santos-Botafogo (11-0), Pelé battè il portiere Machado per ben 8 volte, superando il record di Arthur Friedenreich per una sola rete. Il 19 novembre 1969 segna il suo 1000° goal in carriera, chiamato da tifosi e parenti O Milésimo (Il Millesimo), che è stata realizzata contro il portiere Edgardo Andrada del Vasco Da Gama su calcio di rigore. Secondo Pelé il suo più bel gol fu quello segnato allo Stadio Rua Javari il 2 agosto 1959 in una partita del Campionato Paulista contro il Clube Atlético Juventus. Siccome non esiste una registrazione visiva di quella partita la rete è stata ricostruita con un’animazione a computer su richiesta dello stesso Pelé. A ricordo di quel gol nell’agosto 2006 sono stati realizzati un busto e una targa all’esterno del Rua Javari. Nel marzo 1961, Pelé invece ha realizzato il cosiddetto gol de placa (gol da targa): una rete contro il Fluminense, ritenuta così spettacolare che fu realizzata una targa con una dedica al più bel gol mai segnato al Maracanã. Negli anni sessanta-settanta il Santos ormai era considerata la squadra più forte al mondo, tanto da disputare innumerevoli amichevoli per tutto il mondo. Singolare è l’episodio avvenuto in Colombia, dove l’arbitro espulse Pelé; i tifosi si imbestialirono tanto che Pelé ritornò in campo per fare gioia ai tifosi, e l’arbitro, per la rabbia, abbandonò il campo. Un altro episodio spettacolare fu in Nigeria nel 1967, dove c’era una guerra civile, si siglò una tregua di 48 ore per vedere giocare Pelé. Nel 1974 dopo 19 stagioni con la maglia del Santos, decise di ritirarsi dal calcio vincendo 10 titoli paulisti, 5 Taça Brasil consecutive dal 1961 al 1965, record del calcio brasiliano 3 Tornei Rio-San Paolo, una Taça de Prata, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali e una Supercoppa dei Campioni Intercontinentali.

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Il rientro inaspettato nel calcio ed i New York Cosmos.

Pelé, dopo un anno lontano dai campi di calcio, inaspettatamente rientrò nel mondo del calcio, stavolta nel New York Cosmos, che gli offrì 4,5 milioni di dollari per 3 anni. La Warner Communications, proprietaria del club, volle Pelé, oltre che per le sue doti tecniche, anche per promuovere il calcio nell’America del Nord. Pelé esordì con i Cosmos il 15 giugno 1975 in amichevole contro i Dallas Tornado (2-2), partita nella quale realizzò un gol e fu autore di un assist. Con la squadra di New York riuscì a vincere l’edizione del 1977 del giovane campionato nordamericano di calcio. In tutte e tre le stagioni di militanza fu inserito nell’All-Star Team della NASL, di cui fu nominato MVP nel 1976.

Il ritiro definitivo dal mondo del calcio.

Il 1° ottobre 1963 Pelè si ritirò dal calcio disputando l’ultima partita, un’amichevole, tra New York Cosmos e Santos, le sue 2 squadre. Giocò il primo tempo nella squadra statunitense, ed il secondo nella squadra brasiliana. Il match è vinto 2-1 per i Cosmos. Il primo goal fu segnato da Reynaldo che mandò in vantaggio la squadra bianconera, poi Pelè su punizione siglando il goal del pareggio nella prima metà. Poi fu Miffin, dei Cosmos, sostituendo lo stesso Pelé ad aver segnato il goal del clamoroso 2-1. Durante l’intervallo, i biancoverdi ritirarono la maglia numero 10 di Pelé, e non solo: a fine partita si vede Pelé tenere nelle mani un bandiera del Brasile ed una degli Stati Uniti, fu caricato sulle spalle dai compagni di squadra e portato in trionfo fuori dal campo. Dopo il suo ritiro J.B. Pinheiro, ambasciatore brasiliano presso l’ONU, dichiarò: «Pelé ha giocato a calcio per ventidue anni e durante quel periodo ha promosso l’amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore».

Questa è la storia di un calciatore che ha dimostrato sin dall’età 5 anni di avere un talento nascosto, e lo ha dimostrato a tutto il mondo giocando un calcio straordinario e ha fatto capire a molta gente nel mondo che i sogni continuano.

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Noris

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Benfica vs Siviglia

Lo Sport Lisboa e Benfica, più familiarmente Benfica, è una società polisportiva portoghese con sede a Lisbona nella freguesia di São Domingos de Benfica (Euronext: SLBEN). Attiva in numerose discipline, è nota a livello internazionale principalmente per la sua sezione calcistica, che milita nella massima divisione portoghese, dalla quale non è mai retrocessa. Gioca le partite casalinghe nel nuovo Stadio dello Sport di Lisbona e Benfica (chiamato in modo non ufficiale Estádio da Luz, letteralmente “Stadio della luce”, noto anche come a Catedral, “la Cattedrale”) Il Benfica è la squadra portoghese più titolata, avendo vinto trentatré titoli nazionali, ventiquattro Coppe e tre Supercoppe del Portogallo, oltre a quattro coppe di Lega. A livello internazionale ha giocato sette finali di Coppe dei Campioni vincendone due, in più ha conquistato una Coppa Latina. Ha partecipato inoltre a due edizioni di Coppa Intercontinentale ed a due finali di Coppa UEFA-Europa League, uscendone però sconfitto. Molti calciatori importanti hanno vestito la maglia del Benfica, ma probabilmente il più famoso è Eusébio, vincitore di molti premi tra cui il Pallone d’oro 1965 e due Scarpe d’oro, nonché capocannoniere in molte competizioni; il club ha invece conquistato gran parte della sua fama internazionale negli anni sessanta, vincendo le due Coppe dei Campioni e partecipando ad altre tre finali della manifestazioni; tuttavia negli anni settanta, precisamente tra il 1971 e il 1973, il Benfica ha stabilito il record europeo di vittorie consecutive in campionato, con ventinove affermazioni di seguito. A livello sportivo il club vive intensi rapporti di rivalità sia con lo Sporting Lisbona, squadra concittadina, che con il Porto, squadra con cui gioca il cosiddetto O Clássico; le tre squadre sono le tre grandi (Os Três Grandes) del calcio portoghese.

Il Sevilla Fútbol Club, meglio noto come Sevilla FC e in Italia come Siviglia, è una società calcistica di Siviglia, in Spagna. Attualmente partecipa alla Primera División spagnola nella quale ha giocato per 65 stagioni. Ha giocato anche in Segunda División, dove ha disputato 13 campionati. Ha partecipato alla Coppa del Re 86 volte. Ha vinto 2 Coppe UEFA consecutive dal 2005-2006 al 2006-2007, inoltre ha vinto 1 Supercoppa Europea nel 2006. Fondata nel 1905, veste il rosso e il bianco. Gioca le partite casalinghe nello stadio Ramón Sánchez Pizjuán, che può contenere 45.500 spettatori. I tifosi sono chiamati palanganas dai rivali del Betis Siviglia. Oltre alla sezione calcistica maschile il Siviglia possiede anche una sezione femminile.

E secondo voi chi vincerà la coppa? Scrivetecelo nei commenti!

Angelica

La finale di UEFA Champions League

Si sono concluse le semifinali che hanno visto trionfare rispettivamente Real Madrid ed Atlètico di Madrid. È la quarta volta nella storia della competizione che, in finale, si scontrano due squadre dello stesso Paese. La prima volta è stata nell’edizione del 1999-2000 quando il Real Madrid vinse per 3-0 contro il Valencia, aggiudicandosi il suo 7° trofeo. Successivamente, nel 2002-2003, si sfidarono due squadre italiane: Milan e Juventus. Il Milan riuscì a vincere ai rigori dopo una tesissima partita. Nell’ultima stagione abbiamo visto sfidarsi Bayern di Monaco e Borussia Dortmund, con la vittoria del Bayern. Quest’anno, oltre ad essere due squadre dello stesso Stato, Real Madrid ed Atlètico di Madrid, sono anche della stessa città! Sarà una delle più belle finali di sempre dove vedremo sfidarsi il giocatore attualmente più forte al mondo, Cristiano Ronaldo, e la rivelazione di quest’anno, ovvero, Diego Costa. Il Real è molto motivato e spera di vincere la sua 10a Champions League, mentre l’Atlètico spera di vincerla per la prima volta e dimostrare, una volte per tutte, che quest’anno è la squadra più forte di Madrid. Non ci resta che aspettare il 24 maggio, prendere un biglietto per Lisbona ed andare tutti all’Èstadio da Luz a vedere una fantastica partita dello sport più bello al mondo.

Tomas

Ayrton Senna: una vita da campione

Avrebbe infranto molti più record di quanti non abbia fatto nella sua carriera, Ayrton Senna. Tra il brasiliano e la conquista di tutte le classifiche si intromesso però il destino. Va detto che l’albo d’oro di successi ottenuti da Ayrton è stato migliorato solo da Michael Schumacher, che dalla sua ha avuto il tempo, quel che è mancato a Senna.

Dieci anni di Formula 1 sono bastati per stampare il proprio nome tra i campioni del mondo, tre titoli: 1988, 1990 e 1991. C’è il controverso 1989 in mezzo, scippatogli dalla Federazione dopo i fatti di Suzuka. Si rifarà dei torti subìti nel 1990, concludendo gara e campionato alla prima curva sulla stessa pista, con Prost davanti e sul lato pulito nonostante la pole l’avesse ottenuta Senna.

E’ l’istinto del campione, del vincente a tutti i costi. In questo, Senna e Schumacher sono maledettamente uguali. Sarebbero passati su chiunque per raggiungere il loro obiettivo. Solo i grandissimi, chi ha fame continua di vittorie, riesce a calarsi nella prospettiva e accettare certe manovre.

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Quarantuno vittorie, 65 pole position, concentrate in 162 gran premi. Solo nel 2000, a Monza, Schumacher riuscirà a eguagliare il numero di successi del brasiliano.

L’esordio nei kart

L’esordio nel motorismo di Senna avviene nel lontano 1973, anno del debutto (con vittoria) nel campionato Junior brasiliano di kart. Nel 1977 e 1978 vince il campionato Sudamericano di categoria e tra il 1978 e il 1981 incamera quattro titoli brasiliani. Gli mancherà il titolo mondiale, inseguito e sfiorato nel 1979 e 1980, quando correva con la Dap di Milano.

Dalla Formula Ford alla Formula 3

Il passaggio dai kart alle monoposto richiede il trasferimento in Gran Bretagna, che per un brasiliano non è esattamente casa propria. Momenti difficili, nei quali Senna resiste e porta a casa il campionato britannico di Formula Ford 1600, oltre al Townsend-Thoresen: è il 1981. L’anno seguente vince sia il campionato britannico che l’europeo di Formula Ford 2000, ha 22 anni. A fine stagione esordisce nella Formula 3 inglese, all’ultima gara di uno dei campionati più prestigiosi allora: stampa pole, vittoria e giro veloce.

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Il 1983 è l’anno della Formula 3 a pieno regime: vince 12 gare su 20 e domina la gara conclusiva di Macao, a modo suo, con pole position, vittoria nelle due manche e giro veloce. Viene notato da Frank Williams, che lo farà provare in una sessione di test invernali. Serviranno 10 anni perché le strade dei due si ricongiungano.

La Toleman per arrivare in F1

L’ingaggio per debuttare in Formula 1, infatti, arriva dalla Toleman (scuderia che si trasformerà poi nella Benetton di Briatore; ndr). Non è certo la miglior macchina del lotto, ma consentirà ad Ayrton di approdare nel mondiale. Il biglietto da visita è quello del Gran Premio di Monaco 1984. E’ gara diventata un pezzo di storia dell’automobilismo, al pari del duello Villeneuve-Arnoux. Sotto la pioggia battente Senna rimonta posizioni su posizioni, fino a riprendere Prost. Una provvidenziale bandiera rossa fermerà la gara e “salverà” Prost: è il primo podio di Senna in Formula 1. Quell’anno ne otterrà altri due, in Gran Bretagna e in Portogallo.

Proprio l’Estoril, un anno più tardi – siamo nell’85 – sarà teatro della prima vittoria. Ayrton corre per la Lotus e le condizioni meteo sono quelle che esaltano il talento paulista: pioggia torrenziale. A fine stagione saranno 7 le pole position in cascina e nella sua permanenza nel team inglese (fino al 1987) otterrà 16 partenze al palo e 6 i gran premi vinti.

Per agguantare il titolo, però, serve una scuderia di vertice. Il 1988 vede il passaggio in McLaren, accanto ad Alain Prost. Con 8 vittorie e 13 pole position, Senna corona il sogno iridato a Suzuka. Non è una cavalcata trionfale, ma successo sudato. La monoposto parte a stento dalla griglia e Senna si ritrova a metà gruppo. Rimonta delle sue e sorpasso su Prost sul rettilineo principale, a un niente dal muretto dei box.

Tra il 1989 e il 1993 Senna otterrà 27 successi, che lo porteranno ad altri due titoli. Epica resta la vittoria a Interlagos nel 1991, con il cambio bloccato in sesta negli ultimi giri, oppure il trionfo di Donington, o ancora i successi in sequenza a Imola. Per un gioco beffardo del destino, proprio sull’autodromo Enzo e Dino Ferrari – dove morirà il primo maggio ’94 – Senna ha ottenuto il record di pole position nello stesso gran premio: 8 volte davanti a tutti, ancora oggi è primato imbattuto e condiviso con Schumacher (il tedesco registra 8 pole a Suzuka; ndr).

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Nessuno come Ayrton quando si correva in casa: record di pole, sei, in Brasile; record anche per le pole position consecutive: 8. Record di partenze in prima fila di seguito, ben 24 gran premi in prima o seconda posizione (i campionati erano su 16 gare; ndr). Infine, detiene ancora il record di gare vinte dominando dal primo all’ultimo giro: 19 volte.

Solo il tempo lo ha allontanato da altri primati, che avrebbe potuto raggiungere prima dell’altro straordinario campione, così diverso ma così simile ad Ayrton: Michael Schumacher.

La grandezza di Magic la leggi anche riascoltando le dichiarazioni, le risposte a chi gli faceva notare come i record macinati di continuo lo stessero portando a diventare il più grande di tutti i tempi. E lui a spiegare che Fangio, per l’epoca in cui corse e per le condizioni in cui vinse, era stato e sarebbe rimasto il più grande in assoluto.

 

Matteo

Mondiali 2014: guai in vista

Brutte notizie dal Brasile per l’Italia, perché sarebbero preoccupanti le condizioni del terreno di gioco dell’Amazzonia Arena di Manaus, dove la nazionale di Cesare Prandelli debutterà ai mondiali contro l’Inghilterra.
Stando a quanto riportato dal “The Guardian”, gran parte della superficie del terreno di gioco si starebbe seccando; sembrerebbe che il manto erboso non sia adatto al clima caldo e umido di Manaus e a farne le spese potrebbero essere i giocatori.
Le polemiche arrivano dal quotidiano inglese, però questa situazione potrebbe rischiare di diventare un alibi per l’Inghilterra, che potrebbe soffrire la qualità del centrocampo azzurro.
Ma questo non è l’unico problema dell’Amazzonia Arena, perché ci sarebbero delle perdite dal tetto e sarebbero stati venduti biglietti per posti che non sono a disposizione.
La fase di preparazione di tutti gli stadi è stato purtroppo segnata da diverse vittime, in quanto spesso non vengono rispettate le norme della sicurezza sul lavoro.

Angelica e Giulia

Zlatan Ibraimovic’: la carriera di un campione

Zlatan Ibraimovic’ è un giocatore di calcio svedese nato a Malmo, il 3 ottobre 1981 da immigrati jugoslavi, ora attaccante e capitano del Paris Saint-German (PSG). Viene considerato tra gli attaccanti più forti del mondo, ha vinto per otto volte il Guldbollen (pallone d’oro svedese), tra cui sette volte consecutive. Ai tempi dell’Inter con un ingaggio di 12 milioni di euro a stagione, era il giocatore più pagato al mondo. Sono 10 i giocatori ad avere segnato quattro goal in una sola partita e lui è in questa classifica. Zlatan ha segnato in tutte le squadre che lo hanno acquistato, tra le quali in ordine cronologico: Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan e Paris Saint-German. Inoltre è il solo calciatore ad essersi laureato capocannoniere della Serie A con due diverse squadre, peraltro della stessa città: Inter (2008-2009) e Milan (2011-2012). Ibraimovic’ è un attaccante di grande qualità e molto potente fisicamente, dà grande protezione al pallone, è veloce nei dribbling, è dotato di una grande capacità individuale ed è potente nei tiri in porta, che lo rendono un grande finalizzatore. Queste ultime abilità lo paragonano al famoso Marco Van Basten. Si deve stare attenti a Zlatan quando batte i calci di rigore e di punizione, perché ha una buona traiettoria di tiro.

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La carriera nell’Ajax.

Nel 2001 viene ceduto all’Ajax per 19,2 fiorini (7,8 milioni di euro), diventando l’acquisto più costoso della storia del club di Amsterdam. Debutta con l’Ajax l’8 agosto 2001, nella coppa UEFA per club contro il Celtic, perdendo per 1-3. Nel corso della stagione Ibrahimovic’ gioca 33 partite e segna 8 gol, tra cui il golden gol contro l’Utrecht che vale la vittoria della Coppa d’Olanda 2001-2002. Nella stagione successiva disputa per la prima volta la fase a gironi della Champions League, segnando una doppietta nella prima giornata contro il Lione. In totale nei Paesi Bassi gioca 106 partite segnando 46 gol e con l’Ajax vince due campionati olandesi (2001-2002 e 2003-2004), una Coppa d’Olanda (2001-2002) e una Supercoppa d’Olanda (2002).

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La carriera nella Juventus F.C.

Nell’estate del 2004 è la Juventus ad acquistare Ibrahimovic’. Con la Juventus, nel 2006 vince il 28° scudetto della squadra, solo che non venne consegnato alla Juventus, poiché Calciopoli dimostrò gli scandali della squadra, e quindi la Juventus viene retrocessa in Serie B. L’anno dopo la Juventus ritornerà in Serie A. Divenne insostituibile, segnando contro il Brescia vincendo 0-3. L’annata è, però, segnata da alcune intemperanze, come il pestone a Córdoba e la testata a Mihajlović in Juventus-Inter 0-1 del 20 aprile 2005. In campionato colleziona 35 presenze e in totale segna 16 gol, ma non realizza nemmeno una rete in Champions League. Il suo secondo anno alla Juventus è meno brillante. Segna 10 gol (7 in campionato e 3 in Champions League). Il primo gol in campionato arriva non prima dell’ottava giornata contro il Lecce e il secondo gol stagionale arriva dopo tre giornate contro il Livorno (batte Amelia con un pallonetto al volo). Disputa la sua ultima partita con la Juventus il 14 maggio 2006 contro la Reggina sul neutro di Bari. In totale, in due stagioni con la Juventus, colleziona 92 presenze, 26 gol e 17 assist, e vince due scudetti (successivamente revocati a causa dello scoppio di Calciopoli).

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La carriera nell’ F.C. Internazionale Milano.

Il 10 maggio 2006, dopo le vicende dello scandalo del calcio italiano, l’Inter acquista Ibraimovic’, per 24,8 milioni di euro. Qualche anno più tardi Alessio Secco, all’epoca del trasferimento direttore sportivo della Juventus, ha rivelato che quell’estate l’Inter fu l’unica società ad aver presentato un’offerta ufficiale per il cartellino dello svedese. Dopo la vittoria della Supercoppa italiana con la squadra, è uno dei protagonisti della stagione del 2006-2007 e l’Inter vinse lo scudetto con cinque giornate di anticipo (aprile del 2007), terminando prima con 97 punti. In totale colleziona 27 presenze, 15 gol e 8 assist. Appena conquistato lo scudetto, si fa operare a Rotterdam per un’infiammazione all’adduttore destro. Anche nella stagione successiva si conferma punto di forza dei nerazzurri. Oltre a segnare con regolarità in campionato, si sblocca e realizza il primo gol in Champions League con i colori neroazzurri nella partita col PSV Eindhoven, contro cui è autore di una doppietta. Dopo un’assenza di un mese e mezzo (dal 29 marzo 2008), torna a giocare nel secondo tempo della gara dell’ultima giornata di campionato con il Parma, contro cui realizza i due gol decisivi per la vittoria dell’ultima giornata di campionato, che sancisce la vittoria del sedicesimo scudetto interista. La stagione 2007-2008, per lui, si conclude con 26 presenze, 17 gol (di cui 8 su rigore) e 9 assist in campionato, e 7 presenze, 5 gol (di cui uno su rigore) e 3 assist in Champions League. Nella stagione 2008-2009 si afferma come centravanti titolare dell’Inter di Mourinho, collezionando 34 presenze, 25 gol e 7 assist in campionato, 8 presenze, 1 gol e 2 assist in Champions League e 3 presenze e 3 gol in Coppa Italia.

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La carriera nel Barcellona F.C.

Sebbene nel 2008 il calciatore aveva dichiarato di diventare capitano dell’Inter dopo Javier Zanetti, il 23 luglio del 2009 venne acquistato dal Barcellona, a quei tempi campione d’Europa in carica. Il trasferimento è ufficiale il 27 luglio 2009.  Esordisce ufficialmente con il Barcellona il 24 agosto contro l’Athletic Bilbao in occasione della partita di ritorno di Supercoppa di Spagna, vinta dai catalani per 3-0. Nel girone di andata della stagione 2009-2010 realizza 11 gol e fornisce 5 assist; nella fase iniziale di UEFA Champions League realizza un gol in quattro partite, fornendo anche in questa competizione un assist. Il 29 novembre, nel Clásico contro il Real Madrid, segna la rete che fissa il risultato sull’1-0 con un tiro al volo. Il 12 dicembre regala al Barcellona la vittoria nel derbi Barcellona contro l’Espanyol, che mancava da tre anni. Nella semifinale del Mondiale per club fornisce, dopo aver evitato due avversari, un assist filtrante per il gol del vantaggio di Lionel Messi. Al termine del anno solare 2009 si aggiudica già ben 3 trofei (Supercoppa di Spagna, Supercoppa UEFA e Mondiale per club), termina il girone d’andata di campionato in testa alla classifica e si qualifica agli ottavi di finale di Champions League. Gioca la sua ultima partita in blaugrana in occasione dell’andata della Supercoppa di Spagna 2010 contro il Siviglia, partita nella quale segna l’unico gol del Barcellona nel 3-1 finale.

 

La carriera nell’A.C. Milan.

Il 28 agosto 2010 Ibrahimović viene ceduto al Milan in prestito con diritto di riscatto fissato a 24 milioni di euro esercitabile alla fine della stagione da parte della società rossonera. Il calciatore svedese, dopo le visite mediche, firma un contratto quadriennale con la società milanese. Esordisce con la maglia rossonera l’11 settembre 2010 in occasione della seconda giornata di campionato nella partita persa per 2-0 in casa del neopromosso Cesena. Nella seconda parte della stagione segna con meno regolarità e subisce 5 giornate di squalifica: ha dato una manata al difensore del Bari Marco Rossi (due giornate di squalifica), e nella partita contro la Fiorentina offese il guardalinee, subendo tre giornate di squalifica. Si rivede Ibra il 7 maggio 2011, nella gara dove il Milan, all’Olimpico pareggia 0-0 contro la Roma, conquistando così lo scudetto, e diventando anche campione d’Italia. Il 6 agosto 2011 inizia il campionato di Serie A 2011-2012, dove il Milan vince contro l’Inter per 2-1; lo svedese segna il gol del pari.

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La carriera nel Paris Saint-German.

Il 18 luglio 2012 si trasferisce dai francesi del Paris Saint-Germain e, firmando un contratto triennale a circa 14 milioni di euro a stagione, diventa il calciatore più pagato della Ligue 1 e, in quella stagione, il secondo giocatore più pagato al mondo. Il PSG ha versato 21 milioni di eruo per acquistarlo dal Milan. Fa il suo esordio con la squadra francese l’11 agosto seguente, in occasione della partita pareggiata per 2-2 al Parc des Princes contro il Lorient. Lo svedese, in questo match, mette a segno due gol (il secondo dei quali dal dischetto) e colpisce anche un palo. Il 18 settembre 2012, all’esordio in Champions League con la maglia dei parigini, mette a segno la prima delle quattro reti con cui i francesi battono la Dinamo Kiev (4-1 il risultato finale). Con questo gol lo svedese diventa il primo giocatore nella storia della competizione ad avere segnato con sei squadre diverse. Nel mese di gennaio del 2013, dopo la cessione di Nenê, Ibrahimović per le partite di Ligue 1 prende la maglia numero 10 lasciata libera dal compagno mentre in Champions League continua ad indossare il 18, poiché il regolamento della competizione non consente cambi di numero a stagione in corso. Termina la stagione con 35 gol segnati di cui 30 in campionato, vinto dal PSG, che gli valgono il titolo di capocannoniere della Ligue 1. Risulta inoltre anche il miglior assist-man della Champions League 2012-2013 con 7 assist. Inizia la stagione 2013-2014 vincendo la Supercoppa di Francia grazie al 2-1 ottenuto il 3 agosto 2013 a Libreville contro il Bordeaux; in questa partita Ibrahimović è autore dell’assist per il gol del pareggio di Hervin Ongenda. Il 23 ottobre 2013, nella partita della terza giornata della fase a gironi della Champions League 2013-2014 vinta dal Paris Saint-Germain per 5-0 in casa dell’Anderlecht, realizza una quaterna, diventando così il decimo giocatore a segnare 4 gol in una sola partita di Champions League. Il 27 novembre seguente, scendendo in campo contro l’Olympiakos, diventa il diciottesimo calciatore a raggiungere le 100 presenze in Champions League; nel corso della partita, terminata 2-1, Ibrahimović segna anche il primo gol dei francesi. Il 4 febbraio 2014 realizza una doppietta contro il Nantes in semifinale della Coupe de la Ligue; ciò permette ai parigini di accedere alla finale. Il 18 febbraio successivo per la prima volta in carriera raggiunge quota 10 gol (ovvero la doppia cifra) in Champions League, grazie alla doppietta realizzata nel 4-0 esterno con cui i parigini battono il Bayer Leverkusen nella gara valevole per l’andata degli ottavi di finale.

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Noris

 

Coppa Devis, chi sarà il vincitore ?

Uno dei più importanti eventi tennistici, la Coppa Davis, torna per la seconda volta a Napoli. Potrete seguire i quarti di finale il 4, il 5 e il 6 Aprile. Chissà se l’Italia di Fognini e Seppi tornerà alla vittoria? Infatti l’ultima è del lontano 1998 e l’Italia ha bisogno di riprendersi. Quest’anno la più grande minaccia è rappresentata da Andy Murray, vincitore tra l’altro del trofeo di Wimbledon… Per quanto riguarda la nostra Nazionale gli eventi sono i seguenti:

4 Aprile:

– il match di apertura prevede lo scontro tra Fabio Fognini-James Ward;

– a seguire si terrà la partita fra Andreas Seppi e Andy Murray.

5 Aprile:

-alle 14:00 ci sarà la sfida del doppi tra le coppie Bolelli-lorenzi e Fleming-Hutchins.

6 Aprile:

-ora il gioco si fa infuocato: la prima partita è l’attesissima Fognini-Murray! I giocatori più forti dei due fronti si scontrano faccia a faccia: chi sarà il vincitore?

-per concludere i giochi ci sarà lo scontro Seppi-Evans.

Mi raccomando non perdetevi questo grandioso evento e ricordate:

FORZA ITALIA!

Simone

Ibrahimovic: problema per lui

Psg, Ibrahimovic stop. Salterà il ritorno col Chelsea. Starà fuori un mese?

L’attaccante svedese ieri ha accusato un problema muscolare che l’ha obbligato a lasciare il match al 20′ della ripresa. Il medico sociale: “Tutto è possibile, aspettiamo l’esito degli esami

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Non arrivano buone notizie per Zlatan Ibrahimovic. Anzi, secondo fonti del Psg, citate oggi dal quotidiano Le Parisien, lo svedese rischia un lungo stop. La corsa interrotta al 20’ del secondo tempo contro il Chelsea, crollando a terra, potrebbe anche essere l’ultima della stagione dell’attaccante parigino.

Anche se in conferenza stampa, ieri, il tecnico Laurent Blanc ha preferito glissare, limitandosi a parlare di problema muscolare, sembra invece che l’infortunio possa tenere fuori il giocatore almeno un mese. Emergeva un certo pessimismo dai corridoi del Parco dei Principi dove il medico del club non si è esposto: “Tutto è possibile, aspettiamo l’esito degli esami”.

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Però intanto il Psg continua a vincere 3-1, con il gol di Lavezzi, l’autogol di David Luiz e il gol sul finale di Pastore, il Chelsea esce da questa partita con solo un gol, segnato da  Hazard su rigore, si aspetta il ritorno.

 

Andrea